La prevenzione non deve essere un lusso, ma un diritto di tutte le donne. Questo è l'insegnamento che vorremmo ci lasciasse davvero l'Ottobre Rosa. Intervista alla Dott.ssa Paola Martinoni
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Ottobre, in Italia e nel mondo, è il mese rosa: trenta giorni dedicati alla prevenzione del tumore al seno, la forma di cancro più diffusa tra le donne. Campagne di sensibilizzazione, monumenti illuminati di rosa, ambulatori aperti, voci che si intrecciano sui social: un grande movimento collettivo che ci ricorda, anno dopo anno, quanto sia fondamentale non abbassare mai la guardia.
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Paola Martinoni, medico chirurgo, specialista in chirurgia generale con alta specializzazione in diagnostica avanzata, fondatrice e anima della Fondazione Libellule Insieme ETS, nata nel 2015 su suggerimento del professor Umberto Veronesi. Da dieci anni la Fondazione accompagna le donne in un percorso che non si ferma alla diagnosi e alle cure, ma le sostiene anche nel dopo: psicologicamente, fisicamente e concretamente.
Con lei abbiamo parlato di prevenzione, numeri e prospettive, ma soprattutto di diritti e dignità. Perché, come la stessa dottoressa ribadisce più volte, la prevenzione non è un privilegio, ma un diritto costituzionale.
DOTTORESSA MARTINONI, PARTIAMO DALL’INIZIO: PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE PARLARE DI PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO?
“La prevenzione è l’arma più potente che abbiamo. Non parliamo di qualcosa di teorico, ma di dati concreti: il tumore al seno, se diagnosticato in fase precoce, può essere trattato con altissime probabilità di guarigione, superiori al 90%. Questo significa che dietro a uno screening fatto al momento giusto non c’è solo un esame, ma ci sono vite salvate, famiglie che non vengono spezzate, donne che possono continuare a vivere e progettare il loro futuro.
Quando diciamo prevenzione, parliamo di tre grandi pilastri: l’adesione ai programmi di screening, la consapevolezza individuale – quindi l’autopalpazione e l’attenzione ai segnali del corpo – e lo stile di vita. Tutti elementi che, insieme, ci permettono di ridurre drasticamente il rischio e aumentare la possibilità di diagnosi precoce.”
I NUMERI CI AIUTANO A CAPIRE LA PORTATA DEL FENOMENO. QUAL È OGGI LA SITUAZIONE DEL TUMORE AL SENO IN ITALIA?
“I numeri parlano chiaro. In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 55.000 nuovi casi di tumore al seno. È il tumore più frequente nella popolazione femminile: rappresenta quasi un terzo di tutte le nuove diagnosi oncologiche nelle donne.
La buona notizia è che la mortalità è in calo: negli ultimi vent’anni, grazie agli screening e ai progressi terapeutici, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è salita fino all’88%. Questo significa che quasi nove donne su dieci, se colpite, oggi possono contare su terapie efficaci.
Ma ci sono due dati che non dobbiamo sottovalutare: il primo è che il tumore al seno è in aumento tra le donne giovani, sotto i 40 anni. Il secondo è che persistono forti disuguaglianze territoriali: non tutte le donne in Italia hanno lo stesso accesso a screening tempestivi o a centri di eccellenza. È su questo terreno che dobbiamo lavorare, e tanto.”
HA CITATO LE DONNE GIOVANI. PERCHÉ È IN CRESCITA L’INCIDENZA TRA LE UNDER 40?
“Le ragioni sono molteplici. Da un lato, ci sono fattori ambientali e stili di vita: l’alimentazione, il consumo di alcol, la sedentarietà, l’obesità. Dall’altro, ci sono fattori biologici e ormonali che stiamo studiando con sempre maggiore attenzione.
Un aspetto importante è che nelle donne giovani i tumori tendono a essere più aggressivi, perché spesso non individuati tempestivamente: i programmi di screening gratuiti del Servizio Sanitario Nazionale partono dai 45 anni. Questo significa che sotto questa soglia la diagnosi dipende dalla sensibilità personale o dalla possibilità di sottoporsi a ecografie e controlli mirati.
Ed è qui che la Fondazione interviene: offrendo mammografie gratuite anche alle donne più giovani, a partire dai 40 anni, proprio per colmare questa lacuna.”
TORNIAMO AGLI STILI DI VITA: QUANTO PESANO DAVVERO NELLA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO?
“Pesano moltissimo. Non possiamo illuderci che basti vivere bene per azzerare il rischio, perché la genetica e altri fattori giocano un ruolo decisivo. Ma sappiamo con certezza che uno stile di vita sano può ridurre fino al 30-40% il rischio di sviluppare un tumore.
Parliamo di regole semplici, ma spesso dimenticate:
• mantenere un peso corporeo nella norma;
• seguire una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, povera di grassi saturi e carni lavorate;
• ridurre al minimo l’alcol;
• fare attività fisica regolare, anche solo 30 minuti di camminata veloce al giorno;
• non fumare.
Sono scelte quotidiane, apparentemente piccole, che però sommate creano un grande scudo di protezione.”
DURANTE LA PANDEMIA MOLTI PROGRAMMI DI SCREENING SI SONO FERMATI. QUALI SONO LE CONSEGUENZE OGGI?
“Le conseguenze sono pesanti e, purtroppo, non ancora completamente smaltite. Durante il 2020 e il 2021 i programmi di screening mammografico hanno subito un rallentamento significativo: si stima che siano state saltate oltre 2 milioni di mammografie in Italia.
Questo ha comportato diagnosi più tardive, tumori scoperti in stadi più avanzati e, di conseguenza, trattamenti più invasivi. Non è un problema risolto: ancora oggi il sistema sanitario nazionale sta cercando di recuperare quei ritardi, ma le liste d’attesa restano lunghe in molte regioni.
È in questo scenario che realtà come la nostra Fondazione diventano essenziali: ci affianchiamo al pubblico, non lo sostituiamo, ma offriamo una rete di protezione in più per le donne che rischierebbero di restare indietro.”
FONDAZIONE LIBELLULE INSIEME FESTEGGIA QUEST’ANNO DIECI ANNI DI ATTIVITÀ. COSA SIGNIFICA PER LEI QUESTO TRAGUARDO?
“Dieci anni sono un traguardo concreto di cui andiamo molto fiere. Quando abbiamo iniziato, nel 2015, eravamo un piccolo gruppo di donne, pazienti e volontarie, con un sogno: trasformare la prevenzione e la cura in un percorso umano, fatto di empatia e sostegno.
Oggi la Fondazione è cresciuta enormemente: abbiamo ampliato le aree di prevenzione (senologica, ginecologica, dermatologica, nutrizionale, cardiologica, osteopatica, psiconcologica), abbiamo stretto collaborazioni con aziende, ospedali, enti del territorio e tante associazioni con cui abbiamo collaborato. Migliaia di donne sono passate da noi in questi anni. E non si sono mai sentite sole.
Per me significa vedere che il sogno iniziale si è trasformato in realtà: una rete solida che ogni giorno tiene per mano chi sta vivendo il periodo più difficile della propria vita.”
IN CHE MODO LA FONDAZIONE SI AFFIANCA CONCRETAMENTE AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE?
“Il nostro obiettivo è chiaro: non lasciare indietro nessuna donna. Quindi lavoriamo su due fronti.
Il primo è quello degli screening: laddove il SSN non arriva, noi interveniamo. Offriamo mammografie gratuite alle donne che non rientrano nelle fasce d’età coperte dal servizio pubblico (dai 40 ai 45 e dopo i 74 anni) o a quelle che non riescono ad accedere ai programmi per motivi economici o di fragilità sociale.
Il secondo fronte è il supporto a 360°: se da un esame emerge qualcosa che va indagato, non ci limitiamo a consegnare un referto. Attiviamo un percorso personalizzato e seguiamo la donna passo dopo passo; se serve la indirizziamo alle cure necessarie e la sosteniamo con psicologi, nutrizionisti, attività di gruppo. Nessuna resta sola.
È questo il senso profondo della Fondazione: non essere un doppione del sistema sanitario, ma un alleato concreto, capace di riempire i vuoti e di rendere la prevenzione un diritto accessibile a tutte.”
PARLIAMO DI DIRITTI. LEI HA PIÙ VOLTE RIBADITO CHE LA PREVENZIONE DEVE ESSERE CONSIDERATA UN DIRITTO, NON UN LUSSO. COSA INTENDE?
“Intendo che la salute non può essere legata al reddito. La nostra Costituzione lo dice chiaramente: il diritto alla salute è fondamentale e inderogabile.
Eppure, troppe donne ancora oggi rinunciano a una visita o a un esame per motivi economici, o perché non riescono a prenotare in tempi ragionevoli. Questo è inaccettabile.
Quando dico che la prevenzione non è un lusso, intendo dire che ogni donna deve poter accedere a una mammografia o a un’ecografia nei tempi giusti, indipendentemente dal luogo in cui vive o dalla sua condizione sociale. La Fondazione nasce proprio per questo: abbattere barriere, eliminare ostacoli, restituire dignità e diritti.”
GUARDANDO AL FUTURO, QUALI SONO I PROSSIMI PASSI?
“Il futuro per noi ha due parole chiave: espansione e innovazione. Espansione, perché vogliamo raggiungere sempre più donne, anche fuori dalla Lombardia, creando collaborazioni con altre realtà territoriali.
Innovazione, perché la medicina evolve e noi dobbiamo stare al passo. Penso alle nuove tecnologie diagnostiche, agli algoritmi di intelligenza artificiale che già oggi aiutano i radiologi a leggere le immagini, alle terapie personalizzate. La Fondazione vuole essere un ponte tra la ricerca e la vita quotidiana delle donne.
E poi c’è un sogno che coltivo da tempo: creare una vera e propria Casa delle Libellule, un luogo fisico in cui le donne possano trovare tutto – visite, terapie, supporto psicologico, attività culturali – sotto lo stesso tetto. Un luogo che non sia un ospedale, ma un porto sicuro.”
SE DOVESSE LASCIARE UN MESSAGGIO ALLE DONNE CHE CI LEGGONO, QUALE SAREBBE?
“Il messaggio è semplice e diretto: non aspettate. Non rimandate una visita, non sottovalutate un sintomo, non pensate “non capita a me”. Il tumore al seno può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dallo stile di vita, dalla familiarità.
Ma avete un potere enorme, quello di scegliere la diagnosi precoce. Una mammografia fatta al momento giusto può salvarvi la vita. E se avete paura, ricordate che non siete sole: ci sono medici, associazioni, fondazioni pronte a stare al vostro fianco.
La prevenzione è amore per se stesse e per chi vi vuole bene. Prendetela sul serio. Sempre.”
Dopo l’incontro con la Dottoressa Martinoni, la sensazione che rimane è una conferma che la sua voce non sia solo quella di una chirurga, ma quella di un’intera comunità di donne che hanno attraversato la malattia e ne sono uscite trasformate.
Dieci anni di Fondazione Libellule Insieme raccontano di migliaia di vite che hanno trovato sostegno, forza e speranza. Ma, come ricorda la dottoressa, “abbiamo ancora tanto da fare”.
In fondo, ottobre non è solo un mese rosa. È un promemoria collettivo: la prevenzione non aspetta, e la salute non ha prezzo.



















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